La Fallaci indaga sul delitto Pasolini

All'indomani del brutale assassinio di Pier Paolo Pasolini (1922-1975), Oriana Fallaci (1929-2006) scrisse per “L’Europeo” alcuni articoli nei quali rivelava come Pasolini non fosse affatto stato ucciso dal solo Pino Pelosi (1958-2017), ma almeno da altre due persone.

“Esiste un’altra versione della morte di Pasolini” esordì in Ucciso da due motociclisti? e proseguì raccontando di un testimone che aveva visto la dinamica del pestaggio/assassinio ad opera di Pelosi e di due motociclisti armati di catene.
Una versione, quella del misterioso testimone, sottolineò la Fallaci, che risolveva una serie di dubbi sollevati dalla versione ufficiale: ossia di come avesse potuto un ragazzetto come Pelosi avere la meglio su un uomo atletico e robusto qual era Pasolini; sul perché sul corpo di Pelosi non vi fossero segni di colluttazione e sul perché sui sui vestiti non vi fossero tracce di sangue; su come e perché Pelosi avesse “perso” l’anello che portava al dito e ritrovato sotto il cadavere di Pasolini.
Sul “caso Pasolini” la Fallaci scrisse altri tre articoli nei quali approfondì la pista dell’agguato o a scopo di rapina o punitivo.

L’inchiesta della Fallaci è ora leggibile nel volume Pasolini. Un uomo scomodo edito da “Corriere della Sera” e Rizzoli.
Nel libro è stato anche inserito un articolo su Pasolini scritto, nel 1966, dalla Fallaci, sempre per “L’Europeo”, nel quale la giornalista racconta il soggiorno a New York dello scrittore e regista. 

Un articolo nel quale si racconta di come Pasolini trascorresse le notti “nei bar dove non entra nemmeno la polizia, cercando l’America sporca infelice violenta che si addice ai suoi problemi, i suoi gusti [...]” e aggiunse una preoccupazione che ora appare profetica: “Siamo in molti a pensare che se non la smette ce lo troviamo con una pallottola in cuore o con la gola tagliata: ma è pazzo a girare così per New York?”.

Ma al di là del desiderio di una morte violenta in grado di redimere dal peccato che la Fallaci riscontra in Pasolini, va detto che la giornalista, subito dopo l’omicidio, non crede affatto alla versione ufficiale data da Pelosi (ovvero che il ragazzo avesse reagito in modo violento per difendere il proprio onore di maschio), né che Pasolini, quella notte, cercasse la morte. 
La Fallaci sospettò, invece, che dietro a chi aveva eseguito l’agguato allo scrittore e regista ci fossero delle persone davvero potenti di cui i testimoni e gli esecutori avevano una tremenda paura. “Alcuni [...] che vogliono farlo <Pasolini> morire due volte, cioè fisicamente e moralmente: nella vergogna”. Ecco spiegato il perché della versione raccontata da Pelosi.

Un’inchiesta, quella della Fallaci, da tenere ancora ben presente.

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