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Visualizzazione dei post da aprile, 2012

Panta Rei: Coppie invisibili e Famiglie di fatto

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo. _____________ Sono in aumento le convivenze “more uxorio”, “famiglie di fatto” a tutti gli effetti ma che, per lo Stato italiano, semplicemente “non esistono”, sono “invisibili”.  881mila le coppie di fatto in Italia (di cui oltre 100 mila unioni gay);  100 mila i figli che ogni anno nascono al di fuori del matrimonio (e 100 mila i bambini già cresciuti da coppie omosessuali);  2,5 milioni, nel complesso, i componenti delle nuove famiglia “non convenzionali” (dati Censis). Numeri che fanno impressione e che ci impongono molti interrogativi:  Che cos’è la “famiglia” oggi?  Ha senso continuare a parlare di “famiglia” nel senso tradizionale del termine o, piuttosto, bisognerebbe parlare di “famiglie”?  Ha senso far discendere dal solo vincolo matrimoniale una serie di diritti, benefici, tutele, “privilegi” preclusi a ogni altra forma di stabile convivenza?  Perché non offrire l’opportunità alle stabili convivenze di esser

Identità e comportamenti

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Sono dell'idea che un comportamento non sia in grado di definire un'identità , soprattuto, poi, se si tratta di un comportamento saltuario. La percezione che ognuno ha di sé in quanto individuo (e che è parte integrante della propria identità) è talmente soggettiva e coinvolge tante e tali variabili che un comportamento “non fa primavera”. È l'individuo che definisce la propria identità e lo fa sempre in piena coscienza, non sbagliando, né mentendo. A mio avviso, le false percezioni di sé esistono solo in casi estremi.  In tutti gli altri casi non si produce una distorsione tale da essere erronea o mendace. Si può non accettare la percezione che si ha di sé, non sbagliarla! Colui che si auto-definisce (quando lo fa per sé e non per gli altri) lo fa sapendo che mentire a se stesso è stupido, oltre che inconcludente. Per portare qualche esempio, ci si può (come avviene spesso) definire omosessuale a otto anni, senza neppure aver mai visto un uomo nudo. Lo si

Emozioni da Gay Pride

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Partecipare a un Gay Pride dà tanta emozione. Emoziona il fatto che in tanti si scenda in piazza per rivendicare pari diritti per le persone LGBT. Emoziona il fatto che si sia in tanti e felici. Sì, quello che si legge sulle facce dei partecipanti a un Gay Pride è, soprattutto, felicità, allegria e gioia di vivere, a dispetto del grande carico di sofferenza che molte persone GLBT devono vivere quotidianamente. Emoziona l’accoglienza benevola della gente che si ferma sui marciapiedi a guardare sfilare i manifestanti. Certo, alcuni sembrano imbarazzati, ma son quelli che, in futuro, sfileranno assieme agli altri... Emoziona la musica cantata e ballata per la strada da tutti i partecipanti. Musica che racconta di identità, di modi di essere accettati e vissuti con consapevolezza e serenità. Che lo racconta anche a dispetto dei testi delle canzoni. Lo racconta perché tra le righe è quello che i manifestanti vi hanno letto. Emozionano i colori sgargianti che molte trans scelgo

Braibanti l'omosessuale condannato per plagio

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Il poeta Aldo Braibanti è stato l’unico cittadino italiano della storia giudicato colpevole del reato di plagio. Forse, con la condanna, lo si voleva colpire in quanto omosessuale che non si nascondeva. Il pdf del saggio è disponibile su Academia .  

I favoriti dei papi

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Non tutti i papi sono stati eterosessuali o casti.  Alcuni, anzi, si tramanda fossero omosessuali o pedofili. Tra di essi si ricordano: Sisto IV che pare se la facesse con i suoi due nipoti: il cardinale Pietro Riario e il conte Girolamo Riario ; Giulio II che si dice amasse circondarsi di bellissimi giovani (spesso ancora adolescenti) con i quali giaceva, e tra essi prediligeva il bello e corrotto cardinale Francesco Alidosi , mentre si tramanda che amasse a tal punto il piccolo marchese Federico Gonzaga (di 10 anni) da chiedere a Raffaello di ritrarlo nella Scuola d’Atene ; l’antipapa Giovanni XXIII fu palesemente accusato di pedofilia dal Concilio di Costanza del 1415; Giulio III si dice fosse pedofilo e avesse predilezione per il piccolo Innocenzo del Monte (nato Fabiano) che fece cardinale. Fonte : Claudio Rendina, I peccati del Vaticano , Newton Compton. Voci insistenti circolano anche su altri papi molto vicini a noi, ma, per ora, di tali voci è più saggi

L’eterosessualità di certi/e trans

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Molti ritengono che l’ufficiale dell’anagrafe sia più importante dell’ identità di genere che ognuno ha (o dovrebbe avere) il diritto di auto-determinare. Altri, invece, pensano che l’identità di genere sia una questione di cervello più che di attributi genitali. Ecco allora che un/una trans identifica se stesso/a non in base ai genitali, ma in base a come si percepisce.  Coloro che, nati maschi, si percepiscono femmine, intraprendono un cammino che le porterà a essere donne (indipendentemente dall’operazione che ne asporta il sesso), viceversa gli altri. Una volta che la costruzione di sé sarà avvertita come sufficientemente definitiva quei/lle trans che si vedono stabilmente al fianco di un individuo di sesso differente, non possono non sentirsi eterosessuali. Ovvero, il sesso dei partner può benissimo essere a livello genitale identico, ma è l’identità di genere a essere differente. A qualcuno, che un/a trans si possa sentire eterosessuale può sembrare un paradosso, p

Siamo tutti travestiti

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L’abito fa il monaco, così come il camice fa il dottore . Questo è un assunto da cui partire: infatti, di fronte a un uomo con camice e stetoscopio che ci chiede di calarci le mutande, noi eseguiamo senza fiatare, cosa che invece non avviene di fronte a un uomo con una tonaca ( sempre che, invece, egli non sia il nostro fidanzato ). Cosa segue dalla premessa? Che ognuno di noi quando si veste, in realtà, si traveste , ovvero si abbiglia in modo “consono” a ciò che dovrà rappresentare durante quella giornata o parte di essa. Se dobbiamo rappresentare un uomo in carriera, allora indosseremo un completino più o meno elegante, accompagnato da una cravatta in tinta. Diversamente, se dobbiamo rappresentare un medico, allora indosseremo gli abiti appropriati. Ovvero, in altre parole, a seconda del ruolo che dobbiamo interpretare, indosseremo il “costume di scena” appropriato: in fondo, è tutta una recita che realizziamo per gli altri, per coloro che ci guardano e che incontreremo dura