Il diritto a firmare un contratto
Ho già avuto modo di dire altrove che non credo che il matrimonio monogamico sia un tipo di unione valido per soddisfare le legittime esigenze affettive e sessuali di ognuno. Non lo è perché presuppone una fedeltà monogamica che, nella pratica quotidiana, è pressoché irrealizzabile, costringendo, il più delle volte, chi si unisce in un rapporto monogamico o a reprimere i propri desideri o a vivere in modo non lineare con la scelta fatta.
Ciò non toglie che nel sistema legale e sociale attualmente vigente in Italia negare a un’ampia fetta di cittadini il diritto a unirsi in matrimonio sia semplicemente un atto antidemocratico e incivile. Lo è in quanto pone tale fetta di cittadini in uno stato di inferiorità legale e sociale nei confronti degli altri cittadini, negando loro la possibilità di esercitare un diritto. Li si tratta come fossero dei semi-cittadini; delle persone non in grado di rispettare un contratto.
I diritti estesi a tutti danno a ogni cittadino pari dignità di fronte al resto del corpo sociale e lo rendono davvero uguale di fronte alla legge.
Negare un diritto, non significa tutelare chi è già in possesso di tale diritto, in quanto estendere un diritto ad altre categorie di cittadini non priva di nulla chi già gode di tale diritto. Una persona GLBT che si sposa, infatti, non toglie nulla alla possibilità di compiere o non compiere lo stesso gesto a una persona non GLBT.
Negare un diritto semplicemente significa credere che esistano persone più degne di altre a esercitare il diritto in questione.
Nel caso specifico proprio non esistono motivi ragionevoli per i quali si possa pensare che un eterosessuale abbia in sé (proprio in quanto eterosessuale) una innata capacità matrimoniale di cui, invece, la persona GLBT sarebbe priva. In altre parole, una persona GLBT non è meno capace di una persona non GLBT e, dunque, non si capisce perché non possa godere pienamente degli stessi diritti di cui gode una persona eterosessuale.
Un matrimonio è solo un contratto che, attualmente, regola l’unione tra due persone, tutelando tale unione nel complesso e i suoi componenti individualmente. Che i componenti appartengano a due sessi biologici diversi o al medesimo sesso non dovrebbe essere rilevante, né comportare alcuna differenza. Un contratto è e resta un contratto e tutti dovrebbero avere il diritto di decidere se firmare o no un contratto matrimoniale.
Ciò non toglie che nel sistema legale e sociale attualmente vigente in Italia negare a un’ampia fetta di cittadini il diritto a unirsi in matrimonio sia semplicemente un atto antidemocratico e incivile. Lo è in quanto pone tale fetta di cittadini in uno stato di inferiorità legale e sociale nei confronti degli altri cittadini, negando loro la possibilità di esercitare un diritto. Li si tratta come fossero dei semi-cittadini; delle persone non in grado di rispettare un contratto.
I diritti estesi a tutti danno a ogni cittadino pari dignità di fronte al resto del corpo sociale e lo rendono davvero uguale di fronte alla legge.
Negare un diritto, non significa tutelare chi è già in possesso di tale diritto, in quanto estendere un diritto ad altre categorie di cittadini non priva di nulla chi già gode di tale diritto. Una persona GLBT che si sposa, infatti, non toglie nulla alla possibilità di compiere o non compiere lo stesso gesto a una persona non GLBT.
Negare un diritto semplicemente significa credere che esistano persone più degne di altre a esercitare il diritto in questione.
Nel caso specifico proprio non esistono motivi ragionevoli per i quali si possa pensare che un eterosessuale abbia in sé (proprio in quanto eterosessuale) una innata capacità matrimoniale di cui, invece, la persona GLBT sarebbe priva. In altre parole, una persona GLBT non è meno capace di una persona non GLBT e, dunque, non si capisce perché non possa godere pienamente degli stessi diritti di cui gode una persona eterosessuale.
Un matrimonio è solo un contratto che, attualmente, regola l’unione tra due persone, tutelando tale unione nel complesso e i suoi componenti individualmente. Che i componenti appartengano a due sessi biologici diversi o al medesimo sesso non dovrebbe essere rilevante, né comportare alcuna differenza. Un contratto è e resta un contratto e tutti dovrebbero avere il diritto di decidere se firmare o no un contratto matrimoniale.
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