Contro Timarco il prostituto
Nell’orazione di Eschine Contro Timarco si parla diffusamente sia delle leggi, sia delle abitudini che regolavano i rapporti omosessuali, la pederastia e la prostituzione maschile ad Atene intorno al 346/345 a.C., anni in cui il potere di Filippo il Macedone stava aumentando in gran parte della Grecia.
Essa, per tale motivo, è importante per quanti vogliano saperne di più sui comportamenti sessuali nella Grecia classica.
Mi chiedo se il concetto di attivo e passivo, di attivo= virile, passivo=non virile e "dunque" in qualche modo femminile, siano idee dell'antica Grecia o idee nostre moderne.
RispondiEliminaTrovo il libro di Cantarella pieno di lacune e molto inaffidabile soprattutto per l'uso disinvolto che fa di concetti contemporanei in una società tanto diversa dalla nostra come quella Grecia del 300 prima dell'era volgare...
Ciao Alessandro,
RispondiEliminail dubbio si deve sempre mantenere quando si interpretano documenti tanto lontani nel tempo.
Va detto, però, che una lettura dei documenti lascerebbe intendere proprio questo, ovvero una distinzione tra l'attivo, dunque virile, e il passivo, dunque non virile perché ha permesso a un altro uomo di usare il suo corpo al pari di come farebbe una donna. Ovviamente si parla di cittadini, perché uno schiavo era passivo per definizione.
Restano possibili, ovviamente, altre interpretazioni, specie in presenza di documenti che ne parlassero in modo chiaro.
Un caro saluto
Danilo