Tra video artistici e porno di qualità | Intervista ad Andrea Borgomaneri
- Che studi hai fatto?
La mia formazione è un po’ varia: ho studiato Comunicazione, Media e Pubblicità durante la Laurea Triennale; mentre durante la Specialistica ho studiato Televisione, Cinema e New Media; poi ho fatto dei corsi di recitazione teatrale e ho fatto l’attore di teatro e, infine, ho fatto un corso di Regia e Sceneggiatura Hard presso l’Hard Academy di Rocco Siffredi a Budapest.
- Il vostro gruppo da quante persone è composto?
- Vi conoscete da molto?
Siamo, più o meno, tutti ex colleghi universitari. Alcuni della stessa annata, altri di annate precedenti. Comunque, veniamo tutti dalla stessa Università: lo IULM.
Abbiamo deciso di metterci assieme per creare la casa di produzione La Bizantina che produce video di ogni tipo, tra cui quelli artistici (corto e lungometraggi), e tra poco pubblicheremo il mediometraggio Lacus amoenus che abbiamo girato questa estate usando i soldi della vittoria, ottenuta con L’AMORtE, del concorso “50 ore”.
- Come è nata l’idea del vostro corto?
In realtà è nato all'interno del concorso di Torino “50 ore”, in cui si ha tempo poco più di due giorni per poter realizzare un corto.
Il genere che ci è stato affidato è stato l’horror, e il primo pensiero è stato: “Abbiamo poco tempo per fare una storia forte, per cui dobbiamo puntare subito sullo shock visivo”. Un mio collega ha suggerito di farlo sulla necrofilia. Allora ho pensato: “Ok, però facciamolo sulla necrofilia omosessuale”. L’altro mio amico che era lì a fianco e che, poi, ha fatto l’attore con me, ha detto: “Io ci sto”.
Io mi sono occupato principalmente della storia. Essendo attore, la regia e la parte tecnica l’hanno fatta soprattutto gli altri.
Lavorando sulla trama, ero arrivato alla conclusione che fosse più interessante una storia d’amore... Mancava, però, una chiusa efficace e ho proposto “Facciamo un bambino”, anche perché nell'horror i bambini sono come intoccabili e mi piaceva provocare un po’...
- Il corto deve essere visto come un “semplice” horror o c’è anche un messaggio che volete trasmettere attraverso la storia narrata?
Il corto è un semplice horror.
Poi, io credo che, quando un film funziona, allora possono nascere anche interpretazioni che sono assolutamente legittime; però il corto nasce come un semplice horror e la mia volontà (parlo per me, ma credo di poter parlare anche per gli altri) era quella di raccontare una storia che fosse scioccante e quindi fosse forte a livello sia visivo, sia narrativo e per le tematiche e non ci siamo minimamente posti l’idea di mandare un messaggio morale o politico. Anche se, forse, qualcosa di politico lo ha: nel momento in cui vai a scuotere il pensiero comune o urti, allora stai già facendo un gesto politico. Però non era il fine primario, ma è una conseguenza.
- Avete provato imbarazzo a recitare nudi scene di sesso gay?
Ma, più che imbarazzo… Cioè sì… Io non ero imbarazzato… Inizialmente ci veniva da ridere… Ma, a parte il primo ciak in cui ci veniva da ridere... Per quanto mi riguarda è stata la scena che mi è venuta più facile: abbiamo fatto un pianosequenza di circa 3 minuti in cui tutto è venuto naturale, senza problemi.
- Cosa pensi delle relazioni affettive tra persone dello stesso sesso?
Assolutamente d’accordo! Sono anche a favore delle adozioni per i gay… Ho a che fare con tanta gente gay e sono a favore di qualsiasi tipo di relazione amorosa, tranne la pedofilia. Tutto il resto sì.
- Singolare la scelta di studiare con Siffredi. Come mai?
Semplicemente mi è capitata l’occasione! Il mio interesse per il porno esisteva da molto e avevo già fatto una tesi di laurea triennale sull'argomento. Scorrendo tra le varie possibilità di lavoro, ho trovato un annuncio nel quale si diceva che Rocco stava cercando aspiranti registi e sceneggiatori e ho mandato la candidatura. Dopo un giorno sono stato chiamato per andare a fare un colloquio con lui a Roma e sono stato preso e sono andato a fare il workshop a Budapest nei suoi studi.
- Hai già lavorato nel mondo del porno? Se sì, che hai fatto e che impressione ne hai avuto?
Ho avuto poche esperienze nel porno. Una con Rocco Siffredi dove ho provato a fare l’attore in una scena, ma, soprattutto, mi sono occupato di regia e sceneggiatura.
Con Rocco l’esperienza è stata assolutamente positiva: lui è un grande professionista e, per quanto il tipo di pornografia che realizza non sia quella che prediligo, non posso non riconoscerne la professionalità e la competenza. Sicuramente è tra i migliori professionisti al mondo in questo settore.
Per quanto riguarda l’Italia, purtroppo, il discorso è completamente diverso rispetto all’estero dove il porno è visto come uno dei settori del mondo dello spettacolo.
In Italia non c’è una vera industria del porno, un po’ per colpa del fatto che il sistema che non è mai stato regolamentato (per quanto sia stato tassato), e un po’ per colpa di molti di coloro che ci lavorano: ho incontrato tanta incompetenza e incapacità.
Mi pare che molti dei pornografi italiani siano più impegnati a galvanizzarsi a vicenda, piuttosto che a pensare di produrre qualcosa di qualità.
In Italia, nel mondo del porno, si ragiona troppo spesso in modo obsoleto, tanto che c’è ancora chi vuole produrre video di bassissima qualità, cercando di venderli nelle videoteche, quando sul Web si trovano produzioni internazionali e americane che sono di qualità nettamente superiore e, in più, gratuite.
Il problema della maggior parte dei pornografi italiani è che sono molto ottusi e, spesso, paradossalmente, sono moralisti, chiusi mentalmente, bigotti e alcuni sono anche omofobi.
- Che tipo di porno guardi?
Non si parla delle proprie perversioni!
- Che tipo di porno vuoi realizzare?
Il più cinematografico possibile. Oggi lo spettacolo pornografico è principalmente basato sull'atletismo dei performer. Io vorrei tornare a un tipo di pornografia basata di più sul montaggio cinematografico e sulla potenza dell’immagine (fotografia e inquadratura).
Vorrei un porno molto meno freddamente ginecologico e più erotico.
Credo che il vero segreto del porno stia nella capacità di giocare a mostrare e non mostrare; stia nel tenersi in bilico tra l’erotismo e il pornografico, tra lo svelato e il mistero.
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