Mario Mieli checca rivoluzionaria

Mario Mieli (1952 - 1983) è stato un teorico e militante GLBT tra i più importanti del nostro Paese. Eppure, per molto tempo, pare essere stato relegato ai margini del dibattito teorico, forse a causa della sua carica rivoluzionaria, ancora oggi, per certi versi, in anticipo sui tempi.
A Mario Mieli le Edizioni Clichy dedicano un bel volumetto curato da Silvia De Laude che si legge in meno di una giornata e che va letto se si vuole conoscere Mieli sia come uomo, sia come teorico e militante.

Mario Mieli. E adesso si divide in due parti: la prima traccia un profilo biografico e critico del Mieli teorico, romanziere, militante e performer; la seconda sezione del volume presenta una selezione di scritti di Mieli a loro volta divisi (e riuniti) per temi.
Ne esce il ritratto di un uomo e pensatore in anticipo sui tempi; insofferente a ogni compromesso e refrattario all'ipotesi che una persona GLBT potesse aderire allo stile di vita proposto dalla società eteronormata.
Ciò, ad esempio, lo portò a schierarsi contro il matrimonio omosessuale. Una scelta di campo che lungi dall'essere retrograda e passatista, rivela, invece, una carica eversiva senza pari. Scrive, infatti, Mieli in Elementi di critica omosessuale (il suo libro più noto):

La prospettiva del matrimonio tra omosessuali interessa molto più il sistema che gli stessi gay riformisti. [...]
Lo status quo eterosessuale, tramite il «progressismo», medita un’integrazione totale dell’omosessualità, un suo rientro (dalla porta di servizio) nelle strutture della famiglia.  

Mieli non voleva aderire al modello sociale fondato sulla famigliola eterosessuale di stampo borghese e propagandata anche dalla pubblicità. Al contrario, insisteva sulla necessità, sia per le persone GLBT, sia per le donne, di lottare proprio per distruggere tale modello, convinto com'era che solo la distruzione della norma castrante eterosessuale avrebbe condotto tutti verso la libertà.
Non stupisce, allora, che il pensiero e l’azione di Mieli siano stati, in qualche modo, messi in un canto anche da certa parte del movimento omosessuale, quello desideroso di aderire al modello di normalità domestica e addomesticata proposto da certa borghesia eterosessuale e maschilista.

Anche come maschio Mieli fu rivoluzionario e in anticipo suoi tempi.
Egli, in Elementi di critica omosessuale, dichiarava di essere «contento di essere una checca evidente, “femminile”» e nel suo vivere quotidiano si presentava in pubblico a volte in abiti maschili, altre in abiti femminili e altre ancora in abiti che univano il maschile e il femminile.
Ciò anche in ragione del fatto che Mieli fece del proprio travestitismo un atto performativo e militante.
A livello sessuale, infine, rivendicò con orgoglio il suo essere un “perverso e polimorfo”, e auspicò per tutti una liberazione sessuale che andasse verso una fluidità che ricorda (o, forse, anticipa) l’attuale movimento gender-fluid.

Mario Mieli, dunque, è stato un eroico militante (memorabili le sue lotte e le performance provocatorie), un uomo e un teorico da scoprire o riscoprire e che ha ancora tanto da insegnare.  


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