Lord Byron svelato da Buffoni
Pubblicato nel 2012 da Fazi, Il servo di Byron di Franco Buffoni è un romanzo delizioso in cui viene narrata la biografia del grande poeta, fingendo che a raccontarne le gesta sia Fletcher, suo fidato cameriere personale; schiavo sessuale e amante di tutta la vita.
I due, racconta il servo, si conobbero quando avevano entrambi sedici anni e vissero assieme fino alla morte di Byron, avvenuta nel 1824, in Grecia, all'età di 36 anni.
Una vita, quella di George Gordon Noel Byron segnata dalla fuga.
Fuga dall'Inghilterra omofoba che condannava alla gogna e alla morte i sodomiti.
Fuga da se stesso, in perpetua lotta (a tratti vittoriosa) contro la propria omofobia interiorizzata.
Un ritratto di Lord Byron |
Byron, racconta Fletcher, provava sentimenti d’amore solo nei confronti di ragazzi giovanissimi, mentre - soprattutto per allontanare da sé il sospetto che fosse omosessuale - intratteneva relazioni sessuali con diverse donne che, affascinate dalla sua fama di tenebroso dongiovanni, perdevano al testa per lui.
Ma, morta la madre, il primo amore e l’amico fidato, Byron considerò anche la possibilità di vivere da eterosessuale, sposandosi.
Il matrimonio, però, durò solo 11 mesi, nei quali, insoddisfatto dalla soluzione adottata per sfuggire alla propria natura, spinse il suo rapporto con Fletcher fino al sadomaso cruento.
Fletcher, perdutamente innamorato del suo padrone, ne accettò la natura e gli eccessi e si piegò a diventarne il compagno di giochi (che spesso coinvolgevano terzi) e paraninfo.
E, morto Byron, Fletcher scrive la biografia del padrone per ristabilire la verità, contro chi, invece, si affannava a costruire del grande poeta un’agiografia lontana dalla realtà, in cui il tormento interiore di cui soffrì Byron non era causato dalla sua omosessualità, ma da altro (tra cui, come piacque allo stesso Byron far credere, dalla sua relazione incestuosa con la sorellastra Augusta Leigh o, come alcuni ebbero a sostenere, dal suo essere claudicante).
Un romanzo, quello di Buffoni, che si legge d’un fiato e che fa luce sia sulla natura di Lord Byron (che, con gli “iniziati” come lui, si definiva “gay”); sia su alcuni dei suoi scritti, svelandone il processo di “ritrattazione” con cui, formalmente, condannava il “vizio innominabile”, mentre ne raccontava le qualità.
Opere, quelle di Byron, che, spesso, hanno per oggetto personaggi che appartengono al genere femminile solo nominalmente: in realtà sono dei bellissimi ragazzi e come tali vanno visti (così come li vedevano gli “iniziati” che sapevano).
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