Ma a Carlo interessava Enrica o Cesare?


L’età del malessere di Dacia Maraini racconta della diciassettenne Enrica innamorata del ventottenne Cesare che, qualche anno prima, le ha preso la verginità su una spiaggia assolata.


Cesare sta per sposarsi con un’altra, ma Enrica, pur sapendolo, continua a vederlo, innamorata e sessualmente succube di lui.

Ne resta incinta, ma lui la spinge ad abortire e lei rinuncia al bambino.


Per lui rinuncia anche a Carlo, compagno di studi che le fa una corte ossessiva e che arriva anche a chiederle di sposarlo, pur sapendo di Cesare e dell’aborto illegale, fatti che, all’epoca, per una ragazza, erano causa di biasimo e di qualcosa di peggio.

Enrica, nel rifiutare la proposta di Carlo, accetta, comunque, di donargli un ultimo amplesso prima dell’addio definitivo.


La sequenza narrativa del loro ultimo incontro è descritta nel capitolo finale del romanzo del 1963 e incuriosisce al punto che merita di essere indagata più da vicino.

Infatti, in essa, Carlo diventa un personaggio ancora più “singolare” di quanto già non fosse.


Se, infatti, fino a quel momento è sembrato al lettore lo spasimante al limite dell’ossessione, nell’ultima sequenza le sue motivazioni potrebbero essere rilette sotto un’altra luce.


Infatti, potrebbe sembrare che Carlo, più che da Enrica, sia segretamente attratto da Cesare.

Lo lasciano intendere certe sue affermazioni rivolte con insistenza alla ragazza.


Quando Enrica esce dalla casa di Cesare dove ha “consumato” un ultimo addio, Carlo - che l’ha attesa vicino al palazzo - la invita a seguirlo, dicendole, tra l’altro: «Non mi importa niente se ti ha lasciata sporca di lui e col suo odore addosso.».

E se, sulle prime, al lettore tale affermazione potrebbe sembrare quella di un ragazzo disperato e pronto a passare su qualsiasi cosa pur di avere di nuovo tra le braccia la ragazza che ama, quando i due si trovano stesi sul letto della cameretta di Carlo, quelle parole, assieme alle nuove pronunciate dal ragazzo, suonano in modo differente.


«”È il suo odore questo” - Mi sfiorò il corpo con le labbra, strappandomi di dosso la sottoveste e il reggipetto - “è il suo odore. E queste sono tracce del suo seme.” [...] Affondava la faccia nel mio petto. Rialzava la testa per parlarmi di Cesare e tornava a baciarmi, furioso.» 

E, quando lei gli intima di smetterla, lui le chiede: «Ti disgusto? Dillo che ti disgusto!».


Ora, francamente, il sospetto che, per Carlo, il corpo di Enrica sia solo un tramite per arrivare agli odori e al seme di Cesare è davvero forte. Quasi una certezza.

E quel «Non so neanche se ti desidero più.» pronunciato dal ragazzo appena arrivati nella sua cameretta e prima di stendersi sul letto con lei, suona come un lapsus… un modo per dire che non è lei il vero oggetto del suo desiderio...


Ma le ragioni nascoste di Carlo restano mute, perché, nonostante lui dica ad Enrica che ha tante cose da dirle, lei se ne va senza ascoltarle.


Forse il giovanissimo Remo non è l’unico bisessuale del romanzo…


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