Ma a Nick de "Il grande Gatsby" piacevano gli uomini?

Francis Scott Fitzgerald

La storia narrata da Francis Scott Fitzgerald ne Il grande Gatsby è nota: si tratta del disperato tentativo di Gatsby di “riprendere il filo del discorso” lì dove si era interrotto cinque anni prima e, finalmente, vivere, fino in fondo, il suo amore per Daisy.

Tentativo che lo condurrà dritto alla tomba…


Il romanzo va letto (o riletto) perché scritto “in stato di grazia”: non solo riesce a descrivere con precisione gli stati emotivi, prossimi all’infantilismo, dell’eterno innamorato Jay Gatsby, ma rende bene l’idea della parossistica sete di vita e della frenesia di divertimenti sia dei frequentatori delle feste date da Gatsby nella propria villa e sia, soprattutto, degli altri protagonisti della vicenda (usciti indenni dalla Grande Guerra), a partire dalla coppia formata da Daisy e dal marito Tom.


Ma tutti i protagonisti del romanzo, nonostante gli sforzi profusi, sono destinati a cocenti disillusioni: «risospinti senza posa nel passato» che ha forgiato il loro presente e, per chi lo ha, probabilmente, anche il futuro.


Dato - come detto - che la trama del romanzo è assai nota, qui ci si vuole soffermare su una questione, un dubbio: a Nick, narratore e co-protagonista della storia, piacevano gli uomini?


Nel romanzo non vi è esplicito riferimento alla possibile omosessualità o bisessualità di Nick, ma alcuni “non detti” mettono la pulce nell’orecchio…


Nel primo capitolo, ad esempio, Nick nega risolutamente di essere ufficialmente fidanzato con una ragazza e, anzi, ammette di essersene andato dalla città che gli ha dato i natali proprio per non lasciarsi «spingere dalle chiacchiere al matrimonio». 

Ma non è strano che un trentenne abbandoni la casa natia perché non vuole sposarsi?


Il secondo capitolo, poi, termina con una scena assolutamente sbalorditiva.

Dopo una festicciola a base di alcolici, Nick segue, mezzo sbronzo, un uomo sposato appena conosciuto.

Nick dice di avere ricordi confusi della fine della serata, ma scrive: «… Ero in piedi accanto al suo letto, e lui era seduto tra le lenzuola, in mutande [...]»*.

Sembra la descrizione di un momento susseguente un rapido amplesso consumato durante il periodo di tempo indicato dai tre puntini di sospensione a inizio frase…


Infine, nell’ultimo capitolo, quando Nick si congeda dalla signorina Jordan Baker, dopo averla corteggiata o averne dato l’impressione, lei gli dice «[...] è colpa mia se non ho capito niente. Credevo che tu fossi una persona piuttosto onesta, leale», e lui ribatte «Ho cinque anni di troppo per mentire a me stesso [...]».    

Uno scambio dialogico che sembra alludere ad altro…


Il dubbio che a Nick piacessero gli uomini non sembra, quindi, campato in aria…



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* « ... I was standing beside his bed and he was sitting up between the sheets, clad in his underwear, [...]». Ho sotto mano due edizioni italiane del romanzo e, in esse, la parola “underwear” viene tradotta “maglia” (da Fernanda Pivano) e “camicia” (da Tommaso Pisanti). Il Longman Active Study Dictionary of English definisce “underwear” «the clothes worn next to the body under other clothes» («i vestiti indossati vicino al corpo sotto altri vestiti»). Non ci sono dubbi, quindi, che l’uomo appena conosciuto da Nick stesse sul letto in mutande. 

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