Gli errori di Oscar Wilde
Nel giro di pochi giorni la vita di Oscar Wilde mutò radicalmente e lo scrittore, da divo idolatrato, divenne un reietto della società.
Nel 1895, infatti, Wilde fu coinvolto in ben tre processi che ne minarono la credibilità come uomo e letterato e lo condussero al carcere e ai lavori forzati.
Le vicende processuali sono state ricostruite da Paolo Rondini in Oscar Wilde. L’importanza di essere diverso, agile volumetto edito dal Corriere della Sera nel 2019 nella collana dedicata ai “Grandi processi della storia”.
Rondini traccia un profilo biografico di Wilde sottolineando come egli vivesse al di fuori degli schemi tradizionali della società vittoriana e ostentasse con fierezza la sua “diversità” di modi e intellettuale rispetto ai suoi concittadini.
Una diversità che, nel bene e nel male, attirò su di lui l’attenzione dei più.
Tra coloro che non videro di buon occhio tale diversità e ricercatezza vi fu il marchese di Queensberry, padre di Lord Douglas, che arrivò ad accusare pubblicamente Wilde di essere un sodomita e di attentare alle virtù di suo figlio.
All’epoca gli atti di sodomia tra uomini venivano puniti con severità e gli omosessuali messi al bando dalla società vittoriana.
Wilde, di fronte alle accuse del marchese, si vide costretto a citarlo in giudizio per calunnia.
I suoi amici più cari, però, gli avevano suggerito di lasciar perdere e di trascorrere qualche mese all’estero per far passare la bufera.
Ma Wilde preferì seguire i consigli di Lord Douglas che odiava il padre e depositò la querela.
Il primo errore fu proprio questo.
Il secondo, molto più grave, fu di mentire ai suoi avvocati dicendo loro che non era omosessuale e, di conseguenza, tra lui e Lord Douglas c’era solo una grande amicizia.
Ciò portò a una serie di autogol processuali, anche perché gli avvocati della parte avversa (prima quelli del marchese e, poi, quelli della regina) fecero testimoniare alcuni dei ragazzi di vita con cui i due “amici” si erano intrattenuti.
La vicenda processuale precipitò molto velocemente e Wilde - che, ne frattempo, avrebbe ancora potuto fuggire all’estero - fu condannato.
I suoi libri furono ritirati dal mercato; gli spettacoli teatrali sospesi e i suoi beni messi all’asta per pagare spese processuali e danni al marchese.
Scontata la condanna, Wilde fu costretto a vivere all’estero (in Francia e in Italia) sotto falso nome e, praticamente, in miseria.
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