Di notte si può anche dire la verità
Il libro narra dell'incontro di alcuni sconosciuti che viaggiano su un Intercity notturno che attraversa la Francia da nord a sud.
Estranei costretti a condividere per lunghe ore spazi angusti e che, complice la situazione e il buio della notte, finiscono per raccontarsi gli uni con gli altri.
Sono confessioni “senza rete”: in fondo è più semplice dire di sé a gente che mai si è vista prima e che, presumibilmente, mai si vedrà dopo, piuttosto che aprirsi con persone che ci conoscono bene (o pensano di conoscerci bene) e che, per questo, si sentono autorizzate a giudicare quanto detto e a dare consigli (spesso non richiesti).
Confessioni, quelle notturne dei viaggiatori, che possono lasciare l’interlocutore interdetto o che possono, anche, portare a una inaspettata complicità.
Racconti - a ogni modo - liberatori e, in qualche modo, terapeutici: infatti, l’atto stesso del raccontarsi, dello “svuotarsi”, è un toccasana.
Quando, poi, al dire segue il fare, allora si può giungere addirittura a scoprire la verità su se stessi; o, meglio, ad avere certezza di quanto fino a poco prima era solo un sospetto (e un timore).
È quanto, ad esempio, succede a Victor che trova il coraggio di aprirsi con Alexis, arrivando là dove non era mai arrivato.
Esperienza rivelatrice e assolutamente positiva.
Purtroppo, però, il Destino aspetta lui e gli altri viaggiatori a un passaggio a livello…
Un romanzo, quello di Besson che, come detto, è assai bello e che, come gli altri dello stesso autore, si legge tutto d’un fiato, spinti dal desiderio di sapere come va a finire.
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