Un requiem per Pasolini



La nuova edizione del monumentale Pasolini requiem di Barth David Schwartz è edita in Italia da La nave di Teseo.
Si tratta di un saggio che ripercorre nel dettaglio la biografia di Pier Paolo Pasolini, iniziando dagli ultimi giorni di vita, per poi ricominciare dal principio (con tanto di escursus sugli avi) e terminare, infine, con le ipotesi investigative relative all’omicidio, avanzate anche in anni relativamente recenti.
Un volume - di facile lettura - che, tra dati biografici; descrizione delle opere; e resoconto delle ipotesi investigative, sfiora le mille pagine.

Nel meticoloso saggio di Schwartz si percepisce lo sforzo compiuto dall’Autore di procedere nella narrazione dei fatti mantenendo una certa distaccata neutralità, sia di fronte agli attacchi di varia natura diretti contro Pasolini mentre questi era ancora in vita; sia di fronte a quanti, al contrario, lo hanno difeso; e sia, soprattutto, di fronte alle diverse ipotesi relative alla dinamica e alle ragioni del massacro che troncò di netto la vita dell’eclettico intellettuale/artista.
Una neutralità che, di fronte a un personaggio volutamente divisivo quale era Pasolini, pare di poter affermare che, in un certo qual modo, risulta stonata.

Al regista de Il Vangelo secondo Matteo, certo non era estranea la frase “O con me o contro di me” pronunciata da Cristo; né gli era sconosciuta la pratica provocatoria dello scandalo.
Pasolini, infatti, praticava l’arte dello scandalo proprio per sollecitare una presa di coscienza di fronte a determinati argomenti e, di conseguenza, una presa di posizione (“O con me…”).
Ora, il raccontarne la vita e le opere mantenendo una asettica equidistanza sia da quanti lo hanno attaccato e dileggiato in vita o da quanti, invece, lo hanno difeso e apprezzato; e sia da quanti (Pelosi non era solo) lo hanno materialmente ucciso e hanno depistato le indagini, o da quanti, invece, si battono per dare voce alla verità, pare - lo si ripete - un’operazione stonata e fuori fuoco.

Certo non si pretende da un saggista americano che diventi un’accorata vestale dedita al culto pasoliniano come lo è stata Laura Betti; ma neppure che mantenga, nel voler recitare un requiem, una distanza da enciclopedista.
Ecco, proprio il fatto che nel titolo dell’opera ci sia il riferimento al requiem, che è una preghiera in favore del defunto, rende inadatta la neutralità adottata da Schwartz.

Ad ogni buon conto, si badi che i rilievi mossi qui nei confronti del tono usato dal Saggista sono una minuzia in confronto alla validità della sua opera di ricerca su Pasolini.
Se ne consiglia un’attenta lettura.

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